Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/406

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148 LIBRO pallosissima malattia die per più anni lo travagliò crudelmente (feeder Jan. de infel. Litterator. p. 28), e il suddetto scrittore ne ha pubblicato il testamento da lui fatto l’ultimo di febbraio dello stesso anno. E io finirò di ragionare di esso col recare l’imparziale e saggio giudizio che della Storia veneta da lui composta ha dato il ch. Foscarini: Poco dopo, dice egli (/ cit. p 232, ec.), si accinse a questa intrapresa Marcantonio Sabellico, e fu astretto a consumarla in soli quindici mesi per l’impazienza che qui se ne aveva. Della qual verità, atu’ he senza l’ingenua confessione di lui, ci assicura il contenuto della Storia medesima condotta sopra Annali di poca autorità , e dove r autore stesso dice apertamente di non aver veduti quelli del Dandolo. Anzi nella franchezza di palesarci cotanta negligenza ci fa comprendere c/i egli fu ali oscuro circa il valore di queli opera, nella quale presso che univocamente vienci conservata memoria delle cose nostre; onde r accusa mossagli contro da Giorgio Merula , cioè che alla fede incerta delle Cronache troppo si rapportasse, non è del tutto senza fondamento, giacchè peccò trascurando le buone. Però) non dee recar meraviglia, se trovandosi lo Storico in penuria di lumi, commise gli errori già notati da noi. A che aggiugner potremo , che non indaga quasi mai le circostanze , o i veri motivi delle cose, toltane la guerra di Ferrara avvenuta a dì suoi, circa della quale Pietro Cirneo a torto lo accusa di poca fede. Fuor di ciò, se in qualche altro luogo appar diligente, ne hanno il merito le