Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/433

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TEftZO lOyS L’iscrizion sepolcrale riferita dall’Argelati ci mostra che il medesimo impiego ei sostenne presso Alfonso d’Aragona re di Napoli. Qualche tempo ancora ei soggiornò in Ferrara, e ivi ce lo additano due lettere da lui scritte nel 1461 e nel 1468 accennate dal Sassi (l. cit. p. 296, 297). Ma che egli ivi fosse maestro del marchese Leonello, come afferma il Borsetti (Hist. Gymn. ferr. t. 2, p. 290), ciò in niun modo può convenire coll’ordin de’ tempi, essendo morto Leonello nel 145o \ e ciò pure non può attribuirsi ad Angiolo fratel minore di Pier Candido, i quali sembra che dal Borsetti si confondano in un solo. Tornò poscia il Decembrio di nuovo a Milano, ove morì a’ 12 di novembre del 1477» e fu sepolto nella basilica di S. Ambrogio. XLIX. Nella sopraccennata iscrizione sepolcrale si afferma che Pier Candido scrisse oltre a centoventisette libri, lasciando anche in disparte gli opuscoli di minor conto. Ma per quanta diligenza siasi fatta dal Sassi e dall’Argelati nel raccoglier le opere e stampate e inedite del Decembrio, il lor catalogo è assai inferiore al numero espresso nell’iscrizione. Alle stampe ne abbiamo le due Vite al principio accennate di Filippo Maria Visconti e di Francesco Sforza amendue duchi di Milano, la prima pubblicata già altre volte, la seconda data in luce dal Muratori , che vi ha congiunta la prima con una orazione dello stesso Decembrio in lode di Niccolò Piccinino tradotta in italiano da un certo Polismagna, e uno squarcio di un’orazion del medesimo in lode di Milano (Script.