Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/513

Da Wikisource.

TERZO |I55 e nell* ebraica favella; benchè di questa seconda non ci abbia dato alcun saggio. Abbiam parimente fatta altrove (l 2, c. 1, n. 30) menzione di Pietro Rossi sanese, che verso la metà di questo secolo stesso rivoltosi agli studj biblici , premise loro quello della lingua ebraica, e se ne valse a scrivere sopra i sacri libri ampj ed eruditi comenti. La stessa lode abbiam parimente (l. 1, c. 4; n 12 l. 2, c. 1, n. 28) osservato attribuirsi dagli scrittori di que’ tempi a Vespasiano fiorentino e a Pietro Bruto veneziano autor di qualche opera contro gli Ebrei. Anzi questo studio som lira che in Venezia più che altrove fiorisse felicemente. Perciocchè il P. degli Agostini colle testimonianze di autori di que’ tempi dimostra che Marco Lippomano, Daniello Rinieri, Paolo Albertini servita, e Sebastiano Priuli arcivescovo di Nicosia erano in essi versati (Scritt. venez. t. 1, pref. p. 42), e oltre di essi Lauro Querini (ib. p. 226), Paolo Morosini (ib. t. 2 , pr 179), e Paolo da Canale (ib. p. 549). Firenze ancora furono questi studj in onore. Poggio fiorentino trovandosi al concilio di Costanza si diede ad apprendere la lingua ebraica (Ejus Op. p. 297). Dello studio fatto da Giovanni Pico dalla Mirandola delle lingue ebraica, caldaica ed arabica abbiam già favellato a suo luogo. Negli Annali forlivesi pubblicati dal Muratori si fa menzione di un Palmieri (Script. rer. ital. vol. 22, p. 239), di cui si diceche ne’ lunghi e diversi suoi viaggi apprese le lingue greca, ebraica, caldaica e arabica; e che per frutto di tale studio scrisse una dottissima