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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/540

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1 *8* LIBRO l’anno 14oo. Ivi si volse con tale ardore allo studio, che divenne tra poco un de’ più dotti uomini di quell’età. 1 ’auate Mehus combatte ciò che abbiam poc’anzi asserito, cioè di’ ei fosse nel greco scolaro del Grisolora, ma a me sembra che gli argomenti recati a provarlo dagli Annalisti camaldolesi, e singolarmente la testimonianza di Bartolommeo da Montepulciano contemporaneo e amico di Ambrogio, abbiano più forza che le difficoltà opposte in contrario [a). In questo studio però fu ajutato ancora da Demetrio Scarani da Costantinopoli, che venuto a Firenze prese l’abito camaldolese nel 1417 Fino al 1431 ei non ebbe commissione od impiego che dalle lettere lo distogliesse. Conversare coi dotti ch’erano allora in Firenze, aver commercio di lettere cogli assenti, raccoglier libri da ogni parte, ed esortare altri a somiglianti ricerche, tradurre molti antichi scrittori di greco in latino, e comporre più altre opere , furono in tutto quel tempo l’unica sua occupazione. Carissimo perciò a Cosimo dei Medici, a Niccolò Niccoli, a Francesco Barbaro, a Leonardo Giustiniano, e a tutti i letterati di quell età, coltivò costantemente la loro amicizia, e ne meritò i più onorevoli elogi. Ma tratto dalla solitudine l’anno 1431 per essere sollevato alla carica di general del suo Ordine, fu poscia sempre impiegato in gravissimi affari, fra’ quali ciò non ostante trovò pur qualche (a) Alle testimonianze arrecate per provare*be Ambrogio tosse scolaro del (ìrisolora , aggiungasi il passo di Costantino I » scari poc’anzi prodotto.