Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/542

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1 1 $4 LIBRO que tempi ne esaltano con somma lode la dottrina non meno che la insigne pietà. Poggio fiorentino e Leonardo Bruni furono i soli che il tacciarono d’ipocrisia. Ma gli scrittori da noi sul principio citati lo hanno da questa accusa bravamente difeso, ed essi ci han dato ancora un esatto catalogo di tutte 1 opere di Ambrogio. Sono queste in gran parte traduzioni dal greco j c tra esse abbiamo le Vite dei Filosofi di Laerzio, e molte opere di S. Giovanni Grisostomo, di S. Basilio, di S E freni, di Palladio , di Giovanni Climaco, di S. Atanasio, e di più altri autori greci singolarmente sacri. Oltre l’Hodaeporicon mentovato poc’anzi, ne abbiamo ancora alle stampe una gran copia di lettere pubblicate prima dal P. Martene (Collect. vet. Monum. t. 3), e poscia assai più accresciute dal P. Cali netti camaldolese e dall’abate Melius , e parecchie orazioni da lui dette nel sinodo di Basilea, e in altre occasioni; per tacere di altre opere, e di quelle principalmente che o son perdute, o non sono ancor pubblicate (*). Lo stile di Ambrogio non è mollo colto , e le versioni non son sempre esattissime , come in quel cominciamento doveva accadere; e saggio perciò è il giudizio che ce ne ha lasciato Paolo Cortese nell’atto medesimo che ne fa un magnifico, elogio, dicendo (De Honiin. doct. p. 17): Ejusdem etiam aetatis fuit (*) Intorno alle opere inedite di Ambrogio camaldolese molte notizie si posson vedere nella Biblioteca dei MSS. di S. Michele di Murano pubblicata di fresco, ove anche ne è stata inserita una lettera (/;. 4«j ec-)■