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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/82

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7^4 LIBRO pato da Aldo nel 14*77 i e avendo Laluno impugnata r opinione di Niccolò, Antonio Scanaroli modenese stampò l’anno seguente in Bologna una difesa di essa , come osserva f Orlandi (Orig. della Stampa. p. 404). E io non so come, leggendosi chiarissimamente in questo autore che il libro dello Scanaroli fu stampato nel i j)8, il P. Angiolgabriello abbia ivi letto l’anno 14^4 e abbia perciò affermato che un’altra edizione del libro di Niccolò dovea essersi fatta prima di quella di Aldo. Nè qui è da tacere che altri Italiani a questo tempo scrissero di quel male, come Corradino Gilino, Bartolommeo da Montagnana il giovane e Antonio Benivieni e Alessandro Benedetti già da noi mentovati, ed altri , intorno a’ quali si può vedere F Astruc (De Morbis vener. l. 1, c. 5). Finalmente oltre qualche altra opera filosofica, e qualche apologia delle sue opinioni, delle quali ci dà il catalogo il detto P. Angiolgabriello , egli ci lasciò ancora saggi del suo valore nel poetare; perciocchè fra le altre sue doti egli era ancor felicissimo nel verseggiare all’improvviso , come racconta Giglio Gregorio Giraldi di avere da lui medesimo udito (De Poetis nostri temp. dial. 2.). Una elegia scritta con ovidiana facimalattìa medesima, e la cagione ond’essa deriva. Avverte 1’editore che questo autor non prescrive a quel male i rimedi mercuriali, ma che li prescrive nondimeno per altre malattie. Convien dunque dir che più raro fosse in addietro quel morbo, e che lo straordinario infierire che fece nel 14q4 e negli anni seguenti desse occasione di crederlo malattia nuova e non mai conosciuta.