Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/129

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TERZO,3/}3 Basinio era allora scolaro e non professore; e tanto più è egli a lodarsi, ch essendo sì giovine, e a que tempi in cui l’eleganza di scrivere era ancora sì rara, fosse nondimeno sì leggiadro poeta. Ed è probabile che in premio di questi versi avesse da Leonello la cattedra or mentovata. Ma ciò non ostante Basinio abbandonò presto Ferrara, qualunque ragion ne avesse; ciò accadde o nel 14Ì9> *u cu‘ ve§_ giamo che Filippo da Castro ebbe la cattedra di belle lettere (ib. t. 1, p. 51), o certamente nel 1450, nel qual anno non si vede Basinio nel catalogo de’ professori di quella università, di cui io ho copia. Passò allora alla c.orte del Malatesta in Rimini, ove caro a quel principe, e amato da tutti gli uomini dotti che ivi viveano, soggiornò poscia fino alla morte. Questa dovette accadere pochi giorni prima de’ 20 maggio del 1457, come è manifesto dall’ inventario poc’ anzi accennato, di cui però non è rimasto che il primo foglio. Sigismondo gli fè’ dare sepoltura nel magnifico suo tempio di S. Francesco insiem cogli altri uomini dotti, le cui ceneri ivi raccolse; e si può veder l’iscrizione che gli fu posta, presso i due moderni scrittori che han trattato di quel tempio, da noi altrove accennati (a). Molte sono le (a) 11 eh. Padre Allò ci ha di fresco date assi più copiose notizie della vita e dell’ opere di Basinio de’ Basini da Parma (Mem. de’ Lei ter. ¡¡armiti. t. 2, p. i85, ec.); ed ha osservato fra le altre cose che nell’Inventario qui da me riportato, qual mi fu trasmesso da Rimini, dee leggersi die trigesima, non ni ■ gdima, e qu. Vincentii!, non q. Viari Egli ha ancor