Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/154

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Misceli.praef. p. 13), per tacere di qualche altra cosa di minor conto (). XIII. Il Riva, che or veggiamo nominato - Luca, or Lucio, or Lucceio, fu grande amico di Tito Strozzi, di cui abbiamo una satira (Carm. p. 132) e un’elegia (ib. p. 77) a lui indirizzate. In questa seconda grandi sono le lodi che Tito dice del Riva, di cui oltre le molte virtù esalta il sapere e lo studio e la perizia nelle lingue greca e latina: Cui magia est l.atiae nitor et facundia linguae Cognita? Quis Grajo doctior eloquio ì Quis juvenum tanto moderari examine gentes Aon it, et ingenuis artibus imbuere?! Queste parole ci mostrano che il Riva era professore di belle lettere in Ferrara. In fatti il Borsetti (Hist. Gymn. ferr. t 2, p. 47) accennando i monumenti di quell’università, afferma che l’an 1468 fu colà chiamato a professor di gramatica, e che fu poscia promosso alla cattedra di poesia. Ercole Strozzi figliuol di Tito fu nel numero degli scolari del Riva; ed essendo questi caduto infermo, e poi riavutosi, Ercole ne festeggiò la guarigione con una elegante elegia (Carm, p. 60). Il Giraldi ancora ebbelo a suo maestro, com egli stesso racconta (l. cit.)} aggiugnendo che Luca era principalmente diligentissimo osservatore della misura e dell’ armonia delle sillabe, sicchè veniva detto talvolta (*) Del Tribraco e degli altri poeti modenesi qui mentovati si è parlato anche più stesamente nella Biblioteca modenese.