Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/20

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I23{ LIBRO di cui già abbiam favellato, coltivò la poesia italiana, e in età di circa 17 anni compilò ad istanza del principe Federigo d’Aragona una Raccolta de’ migliori Poeti italiani. Apostolo Zeno nelle sue Note al Fontanini (t. 1, p. 3) ne accenna un codice manoscritto, di cui ci dà nelle sue Lettere una descrizione assai più esatta (t. 3, p. 335). Nè solo egli raccolse la altrui poesie, ma molte ne scrisse egli stesso, e gli si dee a ragione la lode di essere stato uno dei’ più felici poeti di questo secolo. Nè dirò già io con Giovanni Pico della Mirandola (Op.p. 348), ch’ei debba antiporsi a Dante e al Petrarca, giudizio che ci fa conoscere il poco buon gusto che ancor regnava a que’ tempi; ma dirò anzi col Varchi (Ercolano, p. 19, ed. P'en. i5ro), ch’egli fu uno de’primi i quali cominciassero nel comporre a ritirarsi e discostarsi dal volgo, e, se non imitare, a volere, o parer di volere imitare il Petrarca e Dante, lasciando in parte quella maniera del tutto vile e plebea. In fatti le Poesie volgari di Lorenzo de’ Medici stampate dal Manuzio nel 1554 7 e lmovo in Bergamo nel 1 ^63, ci offrono esempj di diversi generi di poesia, ne’ quali vedesi una felice imitazion degli antichi, una leggiadra e fervida fantasia, e uno stile assai più colto di quello che leggesi negli altri poeti di questa età. Ne abbiamo ancora le Rime sacre stampate in Firenze nel 1680 insiem con quelle di Lucrezia Tornabuoni madre dello stesso Lorenzo, che dilettossi parimente di tali studj, e di altri della stessa famiglia de’ Medici. Nè poco contribuì egli a ricondurre a maggior