Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/228

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sacri, di cui un bel codice io vidi già nella biblioteca che i Gesuiti aveano nel loro collegio di Brera in Milano. Io non trovo nondimeno nel corso di questo secolo alcuna descrizion della pompa con cui soleano coronarsi i poeti, somigliante a quella con cui nel secolo precedente abbiam veduti cinti d’alloro il Petrarca, Zanobi da Strada, Albertino Mussato ed altri, trattane quella del Panteo, di cui ora diremo. Gli storici di questi tempi ci dicono semplicemente che il tale e tale altro poeta furono coronati, e non ce ne raccontano il modo. E forse talvolta senza cirimonie di sorta alcuna davasi la patente di poeta coronato; ed essa bastava per prender quel nome. Non furon però i soli imperadori arbitri di questo onore. Francesco Filelfo, di cui direm tra’ gramatici, lo ebbe da Alfonso I re di Napoli, Giammario di lui figliuolo dal re Renato. Benedetto da Cesena, del quale abbiamo fatto un cenno parlando dei’ poeti italiani, vuolsi che il ricevesse dal pontef Niccolò V; e da Lodovico il Moro raccontano alcuni ch’ esso fosse conceduto a Bernardo Bellincioni; il che però, come nello stesso luogo abbiam detto, è assai dubbioso. Le città ancora onorarono in tal maniera coloro che ne furono creduti degni. Così abbiamo veduto che i Fiorentini coronaron d’ alloro Ciriaco d'Ancona; e chela medesima distinzione usarono a Leonardo Bruni, benchè sol dopo morte. Solennissima fu la pompa con cui l an 1484 fu coronato in Verona Giovanni Panteo; ed essa venne descritta dal co Jacopo Giuliari in un libro intitolato Actio Panthea