Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/27

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TERZO 124l Ma a J*1 vero, questo scrittore, benchè in qualche modo sembri affermare ciò ch’essi dicono, il fa nondimeno per modo, che non ridonda in molto onor del Cei, perciocchè a mostrare il cattivo gusto che allor regnava, ei reca la stima in cui era questo poeta: Come si trovano di coloro, dic egli (Ercolano p. 15, ed. ven. l570), i quali prendono maggior diletto del suono d una cornamusa o di uno sveglione, che di quello d un liuto o d un gravicembalo, così non mancano di quegli i quali pigliano maggior piacere di leggere Apulejo o altri simili autori, che Cicerone, e. tengono più bello stile quel del Ceo e del Serafino, che quello di Petrarca o di Dante. Nondimeno tra le Rime di questo poeta, stampate la prima volta nel 1507, ne troviam molte degne di lode per vivezza poetica e per fantasia, nel che, come osserva il Crescimbeni, egli è un de’ migliori per ciò che appartiene allo stile che dicesi anacreontico. E molti altri poeti ebbe Firenze non meno che le altre città della Toscana, de’ quali però è inutile il ragionare distintamente. X. Nè fu la sola Toscana feconda a (|ite’ tempi di rinomati poeti. Gasparo Visconti ebbe gran plauso nel poetare alla corte di Lodovico Sforza. L’Argelati (Bibl. Script, mediol. t 2, pars 1, p. 1604) lo dice figlio di un altro Gasparo e di Margarita Alciati, cavaliere, consiglier ducale e senatore, e marito di Cecilia Simonetta figlia del celebre Cicco. Morì, secondo lo stesso scrittore, in età di soli 38’anni agli 8 di marzo del 14f)i>* Mentre egli ancora vivea, ne furono pubblicate le rime col titolo Tirai:0 scili, Voi. IX. 2