Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/298

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l5l2 libro odiava i vizj del Filelfo, pregiavane però l’p» rudizione e il sapere, tentò di renderselo di nuovo amico, e gli fece a tal fine scrivere da Ambrogio camaldolese. Le due lettere con cui il Filelfo gli risponde, l una del primo d’ ottobre del 1437, l’altra de’9 di dicembre dello . • 1 « » 11 • stesso anno, ci scuoprono sempre più l animo indocile ed altiero di questo scrittore. Perciocchè nella prima, dopo aver rammentate le insidie tese alla sua vita per comando, com’ ei credeva, di Cosimo, dice ad Ambrogio, che più non gli parli dell’ amicizia di un tal uomo, ed usi egli pure, conchiude, i pugnali ed i s'cleni; ed io userò l' ingegno e la penna (l. 2, ep. 34)- E nell’altra: Io non voglio l’amicìzia di Cosimo, e ne disprezzo l'inimicizia (ib. ep. 25). Un uomo di tal carattere non è maraviglia che avesse nimici, e provasse gli effetti del loro sdegno. Quello stesso sicario che avealo assalito in Firenze, venne a Siena per tentar nuovamente il colpo; ma scoperto e arrestato, ebbe troncata la destra, e sarebbe stato ucciso, se il Filelfo non si fosse per lui interposto. Di questo tradimento ancora egli incolpò Cosimo, ma senza poterne recar pruova di sorta alcuna; e a me pare che M. Lancelot abbia qui troppo facilmente adottato il pensar del Filelfo, e attribuito a Cosimo un delitto che non ha altra testimonianza che quella del Filelfo medesimo; dove al contrario le villanie e gli oltraggi con cui egli cercò di oscurar la fama di Cosimo, sono sotto gli occhi d’ognuno nelle Satire da lui scritte, nelle quali facendone