Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/480

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1694 LIBRO propter peccata venuint adversa, cioè che per peccati vengono le avversità. Va, leggi. Quando il popolo ebreo faceva bene, e ch era amico di Dio, sempre avea bene. Così al contrario quando metteva mano alle scelleratezze, Dio gli apparecchiava il flagello. Firenze, che hai fatto tu? che hai tu commesso? Dove ti trovi tu con Dio? Vu,oi tu ch io te lo dica? Ohimè ' egli è pieno il sacco: completa est malitia: la tua malizia è venuta al sommo. Firenze, egli è pieno. Aspetta, aspetta un gran flagello. Signore, tu mi sei testimonio, che co miei fratelli mi sono sforzato di sostenere colle orazioni questa piena e questa ruina. Non si può piìu Abbi am pregato il Signore, che almen converta questo flagello in pestilenza. Se abbiamo o no impetrata la grazia, tu te ne avvedrai. Ognun si confessi, ognun stia sempre preparato a quello che vorrà fare il Signore, ec. Questo trattorecitato con enfasi da uno ch era presso molti in concetto di gran profeta, qual impressione non doveva far nell’animo di chi l’udiva? Più tenero ancora e più patetico è il tratto con cui finisce la predica del sabato dopo la seconda domenica di quaresima. Dopo aver lungamente pregato Dio a convertire i peccatori indurati, così conchiude: Io non posso più: le forze mi mancano: non dormi più, o Signore, su quella croce, esaudisci, Signore, queste orazioni, et respice in faciem (,'Christi tui. O Vergine gloriosa, o Santi, o Beati del paradiso, o Angioli, o Arcangeli, o Corte tutta del Cielo, pregate per noi il Signore, che più non tardi ad esaudirci. Non vedi tu, o Signore, che