Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/509

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TERZO ly-ìZ Boltari nelle note ad esso aggiunte, sostiene che questo fatto dee assegnarsi all’an 1521, quando Verona era già ritornata sotto il dominio veneto. In fatti nella continuazione della Cronaca di Verona di Pietro Zagata, pubblicata dal Biancolini, alla fine dell’ an 1520 si legge; In el tempo predicto fu facto il ponte della Preda, el qual per inanti era de legname (Zagata, Cron. par. a, voi. i, p. 200). Dopo quest’ anno non trovasi memoria alcuna di f Giocondo, e perciò sembra probabile ch’ei non sopravvivesse di molto. Il march. Poleni riflette che nella seconda sua edizion di Vitruvio, fatta nel 1513 e dedicata a Giuliano de’ Medici, Giocondo si chiama già vecchio: Bene valeas veluti tui Jucundi memor, e che innanzi all’edizione di Cesare fatta nello stesso anno ei dice di se medesimo: aetate quidem ea sum, ut de me non multa tibi possim promittere. Il che sempre più ci conferma che non dovette Giocondo passar di molto il detto anno; ed è ancor verisimile che ritiratosi su gli ultimi giorni in Verona sua patria, ivi ancor finisse di vivere; perciocchè ci è forza d’indovinare congetturando ciò di che niuno ci ha lasciata distinta memoria. « XI. Di tutti questi architetti ha parlato più o men diffusamente il Vasari. Ma egli ne ha tralasciati alcuni, dei’ quali per avventura non ebbe notizia, e che nondimeno meritavano al pari e forse ancor più degli altri d’essere ricordati. E due ne indicherò io a questo luogo sconosciuti finora, benchè ci abbian lasciato tal pruova del lor valore, che basta a renderne