Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/511

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l'Enzo i^aS quel di Vigevano, furono i due suddetti, come ci mostra una carta del detto an 1439, che conservasi nell archivio del monastero di Chiaravalle presso Milano, in cui essi son detti: specialiter deputati circa modum adhibendum, ut fovea civitatis navigabilis reddatur ». « XII. Di Filippo da Modena io non trovo altra notizia. Ma di Fioravante io credo che si debba intendere ciò che narra il sig. card Francesco Carrara nella sua opera piena di scelta erudizione intitolata la Caduta del Velino nella Nera magnificamente stampata in Roma l’an 1779, cioè ch’egli per comando di Braccio da Montone scavò verso il 1422 un canale per isfogare e raccogliere le acque del Lago Velino, che danneggiavano il territorio di Rieti (p. 17). Egli citando l’Angeloni nella sua Storia di Terni, dice che l’architetto ne fu Aristotele Fioravante, quel medesimo che fece il trasporto della torre di cui ora diremo. Ma io penso che sien questi due diversi personaggi, e che Fioravante sia il padre, Aristotele il figlio. Di fatto nella carta citata del 1439 Fioravante non è mai nominato col nome di Aristotele, e questi al contrario nelle carte bolognesi è detto Aristoteles Fioravantis, cioè Aristotele figlio di Fioravante. E più convincente pruova ne è ciò che vedremo tra poco, cioè che Aristotele viveva ancora in Moscovia nel 1479 e che il senato di Bologna desiderava ch’ei tornasse alla patria; il che non è credibile di un uomo che verso il 1422 era già in istato d’intraprendere l’accennato lavoro. A Fioravante dunque deesi il canale per le acque « VII. Kotuie Hrt« P arrbitrifo Fiorav«ale f»