Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/521

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TERZO 1735 f ingegno a maggiori cose, fece in quello grandissimo profitto, come per molte cose lavorate d argento in Bologna sua patria si può vedere, e particolarmente in alcuni lavori di niello eccellentissimi; nella qual maniera di fare mise molte volte nello spazio di due dita d altezza e poco più lungo venti figurette proporzionatissime e belle. Lavorò di smalto ancora molte cose di argento, che andarono male nella rovina e nella cacciata de' Bentivogli. E per dirlo in una parola lavorò egli qualunque cosa può far quell'arte meglio che altri facesse mai. Più autorevole ancora è la testimonianza di Cammillo Leonardi scrittor di quei’ tempi: “Virum cognosco, dic egli (Specul. lapid. l. 3, c. 2), in hoc celeberrimum ac summum, nomine Franciscum Bononiensem, ali ter Franza, qui adeo in tam parvo orbiculo seu argenti lamina tot homines, tot animalia, tot montes, arbores, castra ac tot diversa ratione situque posita figurat seu incidit, quod dictu ac visu mirabile apparet. Siegue poscia il Vasari a dire dell’eccellenza con cui il Francia faceva i coni per le medaglie e per le monete; per cui ed allora egli ebbe grandissimi donativi da' principi a cui offerì i loro ritratti in essi delineati, e a lui, finchè visse, fu affidata la zecca in Bologna, ed anche al presente, dice il Vasari, tanto sono in pregio le impronte dei’ coni, che chi ne ha le stima tanto, che per denari non se ne può avere. Nel coniar le medaglie furono ancora eccellenti e Matteo Pasti veronese da noi nominato altra volta, e Vittore pisano di cui direm fra’ pittori, e Sperandio mantovano, i nomi de’