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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/542

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1756 unno dopo quel tempo perir quest’ arte. Convien addittarci qualche pittura a olio, che ancor esista, più antica di Giovanni 5 o almen mostrarci una tradizione continuata dal secolo XI fino al secolo xv, dell’ esistenza di quest arte. Or qui gli antologisti potean osservare che vi ha infatti chi ci addita pitture a olio più antiche di Giovanni di Bruges e di Antonello. Il co Malvasia ne mostra alcune in Bologna fatte fin dal 1407 » e che certamente secondo lui sono fatte ad olio (Fels. Pitt. l. 1, p. 27). Il de Dominici ne mostra altre in Napoli ancor più antiche, cioè fin dal 1300 (Vite de’ Pitt napol. t. 1. p. 107 j t. 3, p. 63), e arreca un passo dell’ opera del cav. Massimo Stanzioni napoletano, in cui dice d’aver letto che non già Giovanni ad Antonello, ma Antonello a Giovanni insegnò l’ arte, non di unir l olio a’ colori, che ciò già sapevasi, ma di unirlo in modo ch’essi veramente ne ricevessero e maggior pregio e più durevole consistenza (a). Che se in Bologna e in Napoli era conosciuto questo segreto, crederem noi che altrove esso fosse ignoto? Questo punto ancora meriterebbe di esser esaminato con particolar diligenza 5 ma non può farlo (a) lidie pitture a olio fatte in Napoli fin dal secolo xiv ragiona ancora il sig. Pietro Napoli Signorelli (Vicende della Coltura nelle due Sicilie, t. 3, p. 171. ec), il quale crede che il primo ad essere in ciò eccellente fosse Colantonio del i'iorc, di cui due bellissimi quadri singolarmente tuttor conservansi fatti a olio, uno nella chiesa di s Maria Nuova, l’altro nella sagrestia di S. Lorenzo, che si veggon sempre con maraviglia »lag>> intendenti.