Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/158

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144 Mimo eroine con questo epigramma, in cui la pone(. a confronto del gran Guido suo fratello: Cum gemino excellens proles Rangonia sexu Fxaequet magni semina cuncta Dei, Incertum est, ingens Diva (frater ne sorore, An fiat magli « maxima fratre soror. Carm. t. 1, p. 367. Tra le Lettere da molti signori scritte a Pietro Aretino due ne abbiamo di Ginevra del 1537 colle quali accompagna certi doni che in nome suo e di suo marito gli manda, aggiugnendo che ha voluto ella stessa aggiugnervi il lavoro delle sue mani, ed essi sono due camise lavorate d oro, et di seta cremisina luna, laltra di seta turchina, et un paro di calze di seta bianca con oro di sopra (Lettere all Are 1.1 i, p, 344)• Ir« tal maniera l’ amor delle lettere e la munificenza verso i loro coltivatori fu dal co Niccolò comunicata alla numerosa sua prole, che in più parti d’Italia e di Francia ne diede copiose pruove. XLIV. Al tempo stesso il co Claudio Rangone e la contessa Lucrezia di lui moglie figlia di Lodovico Pico della Mirandola e di Francesca Trivulzia, ottennero per le ragioni medesime la stima e le lodi degli eruditi. Del co Claudio abbiam cinque lettere all’Aretino, le quali ci mostrano che questi mandava al conte le sue opere; ch’ egli le gradiva assai; e che in ricompensa mandavagli botti di vino, e ciò, come colui arditamente esigeva, col dazio arcipagatissimo (ivi p. 46, ec.). Tra le Lettere dell’Aretino ne abbiamo una a lui scritta (Aret. Lett. l. 1, p. 35). Pruova ancora più certa del favore