Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/268

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3^4 LIBRO appresso in diverse lingue, uscire in'luce nella più bella stampa e carta che si sia ancor veduta. Oltra di ciò intendono dar fuori opere nuove e non più stampate, sì per loro, come, per altri composte, e già (per (quel ch io n ho inteso) essi ne hanno gran numero apparecchiato. La qual impresa ancorchè paja grande, e difficile molto, tuttavia il conoscere il valore di quei che l hanno sopra di se tolta, e il buon polso loro, mi fa credere che ella anderà innanzi con felice corso senza dubbio. E già hanno tolta ad affitto la più bella bottega, e nella più bella vista, che sia in tutta la nostra Merceria, intendendo tosto d aprirla, e dar principio a rispondere all alta opinione concetta già in tutti dell' opera e sufficienza loro (B. Tasso, Lett. t. 2, p. 359, ec C(h Comin. 1733). Prega quindi il Tasso a voler mandare all’ accademia il suo Amadigi; poichè essa desiderava che fosse questa una delle prime opere che si pubblicassero, e nomina alcuni di quelli che n’erano i principali, cioè il Badoaro, Domenico Veniero elegante poeta, di cui diremo a suo luogo, e Paolo Manuzio (a). il Tasso ricusò di mandarlo, sì perchè non avealo ancor limato, sì perchè pensava di farne l’edizione a sue spese (ivi p. 362). Per la stima nondimeno ch’egli avea di quegli accademici, volle su certi passi di quel poema udire (a) Il eli. sig. abate Serassi ba pubblicato il catalogo de primi fondatori di questa insigne accademia, in cui però sembrati compresi qne’ soli che abitavano iu Venezia (Vila di T. Tasso p. 88).