Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/31

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I PRIMO | «T contro de1 nobili, e cacciatili dalla città, costrinsero ancora il governator francese a ritirarsi. Accorse il re Lodovico, e rientrato in Genova ne riprese il dominio. Di nuovo ne furon cacciati i Francesi nel 1512, e di nuovo nell’ anno seguente se ne renderon padroni e vi si conservaron sino al 1522, quando entrate in Genova per assalto le truppe imperiali, le diedero quel memorabile sacco di cui parlan le storie tutte di quel tempo, e di cui singolarmente ci ha lasciata una elegantissima descrizione il card Gregorio Cortese. Francesco I se ne impadronì una’ altra volta nel 1527 per mezzo del celebre Andrea Doria; ma questi mal soddisfatto di quel sovrano, e rivoltosi al partito di Carlo V, v’introdusse di nuovo l’anno seguente l’ armi imperiali, e giovandosi a pro della patria di quel favore di cui godeva presso Cesare, le ottenne la libertà. Ma non perciò fu tranquilla quella Repubblica. Frequenti furono le sedizioni, e celebre principalmente fu la congiura ordita, ma inutilmente, da Gian Luigi Fieschi l’an 1547 contro di Andrea Doria, e in favor de’ Francesi. Finalmente nel 1576 per opera di Matteo Senarega si propose in tal sistema di governo, che soddisfacendo a tutte le parti, rendette più durevol la pace, e riunì in concordia que’ cittadini. XI. Così non vi ebbe parte d’Italia, c!ie nel corso di questo secolo non fosse esposta a vicende e a rivoluzioni di’ogni maniera. Nè minori furono quelle a cui nel tempo medesimo fu soggetta la Chiesa. Già da gran tempo desideravasi una generale riforma di molti ahusi Tiràboschi, Voi X. 2