Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/369

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PRIMO 355 de' piti grandi onori, da tutti nondimeno si tenea lontano, pago della sola virtù (ib. l. 7, ep. 16). Benchè fosse di complessione assai gracile, e travagliato da grandi incomodi, non mai cessò nondimeno d occuparsi ne diletti suoi studi, i quali anzi erano l unico suo conforto, quando i dolori più crudelmente lo travagliavano. La casa del Pinelli era quasi una continua accademia ove si univano gli eruditi, e ove nel conversare con lui trovavano e indirizzo e stimolo a’ loro studi. Nè ciò solo, ma nel Pinelli essi aveane un tenero padre e uno splendido benefattore, sempre prontissimo a sovvenirli ne’ loro bisogni, amico di tutti e lontanissimo da quelle gare che son sì frequenti fra i dotti. Così visse in Padova tutto il rimanente de’giorni suoi il Pinelli, caro a quei’cittadini e a tutta la Repubblica veneta, e caro non meno a tutti i più eruditi italiani e stranieri che ne ammiravano il vasto sapere e la singolare magnificenza a pro delle lettere, paragonato perciò giustamente dallo storico de Thou (Hist l. 126, n. 17) a Pomponio Attico, la cui vita tutta era stata impiegata nel dolce, ma glorioso ozio delle beffarti. Le molte opere a lui dedicate dagli scrittori di que tempi, che sembrano gareggiare tra loro nell'esaltare con somme lodi il Pinelli, saranno un’eterna testimonianza dell' altissima stima di cui presso tutti ei godeva. In Padova parimente, e non già in Napoli, come ha scritto il Bosca (De orig. et statu Bibl. Ambr. I. 1), egli finì i suoi giorni nel 1601 con molti segni di quella singolare pietà ch egli avea professata costantemente.