Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/465

Da Wikisource.

SECONDO 451 et la virtù (di Roma se ne vada con sua signoria, et in vero è così. Clemente VII, appena eletto pontefice, il volle tosto al medesimo impiego in cui già era stato presso Leone, e il Sadoleto tornato a Roma, videsi da quel pontefice onorato e stimato singolarmente. Ma non era uguale alla stima la deferenza del papa a’ consigli del Sadoleto, il qual veggendolo esporsi a manifesta rovina, si sforzava di tenerlo lontano dall'imminente pericolo, finchè veggendo che il pontefice erasi omai tanto innoltrato, che più non v’era luogo a consiglio, chiesto ed ottenuto il congedo, venti giorni soli prima del sacco di Roma partissene, e fece ritorno alla sua Chiesa. Così egli fuggì la vista di quell’orribil tragedia, ma non potè ugualmente fuggirne i danni, sì perchè molti de’ suoi famigliari ed amici ivi rimasti furono di ogni cosa spogliati, sì perchè quanto egli avea lasciato in Roma tutto divenne preda de furiosi nimici; e i suoi libri, cioè quanto egli avea di più caro, dopo essere usciti felicemente dalle lor mani, furon nondimeno per altra avventura dispersi, come altrove si è detto. A. queste sue sventure ei cercò un dolce sollievo negli amati suoi studi, a quali tutto diedesi in Carpentras, e nel pastorale suo zelo a bene di quella Chiesa, ov’ei frenò l ingordigia e l usure degli Ebrei, e sollevò que’ popoli dal duro giogo che altri loro imponeva; e benchè poco ricco, fu sempre liberal padre de’poveri e consolator degli afflitti, e provvide a giovani di quella citià con sua non piccola spesa di opportuni maestri, de’ quali prima erano sprovveduti (V. ejus Efiist.