Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/479

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SECONDO 405 ebbe a soffrire patimenti gravissimi, e si vide minacciato più volte di obbrobriosa morte. Queste vicende gli fecer prendere la risoluzione di abbandonare la corte, e di ritirarsi alla sua Chiesa, ov’egli poi visse fino al 1543, se non che il comando di Paolo III lo costrinse talvolta a tornare a Roma. Pochi vescovi ha avuti la Chiesa, che a lui si possano paragonare e Verona divenne per opera del Giberti un vero modello dell’ ecclesiastica disciplina. Le ammirabili costituzioni da lui promulgate pel regolamento del clero e di tutto ciò che concerne il culto divino, gli abusi da lui sradicati, le limosine copiosamente profuse a sollievo de’ poveri, il renderono sì celebre, che S. Carlo Borromeo sugli esempi del Giberti singolarmente prese a formarsi, e teneane appesa la immagine alle pareti della sua stanza, perchè la veduta di un sì gran vescovo lo eccitasse di continuo a seguirne le tracce. La corte del Giberti, come afferma monsig della Casa (Galateo), era ripiena di costumati uomini e di scienziati, e vi fu tra gli altri per lungo tempo il Flaminio, che ivi probabilmente apprese ad essere il più elegante insieme ed il più casto poeta del suo secolo. Una magnifica stamperia di caratteri greci fece egli a sue proprie spese aprire nel suo palazzo, e da essa furon pubblicate più Opere de SS. Padri, e principalmente la bella edizione della Sposizione di S. Giovanni Grisostomo sulle Pistole di S. Paolo 5 e perchè l edizioni fossero più esatte, tenevasi il Giberti in casa parecchi copisti greci da lui stipendiati. Quindi il Sadoleto, scrivendo a lui stesso Tikaboschi, JEol. X. 3o