Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/522

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5o8 LlBllO libro, vien data al Clario, cioè quella di plagiario, affermando ch’egli si è in gran parte giovato delle Annotazioni di Sebastiano Munstero Protestante assai dotto, che qualche anno prima le avea pubblicate. Ma benchè sia vero che alcune delle note del Clario sembran tratte da quelle del suddetto scrittore, molte altre però son del tutto diverse, e si debbono interamente allo studio e all’erudizione di questo dottissimo monaco. Questi inoltre confessa modestamente di aver fatt’uso delle fatiche di altri interpreti della sacra Scrittura. E così, a dir vero, dee fare ogni uom saggio; perciocchè ove altri han già detto bene, non è egli meglio attenersi al lor sentimento, che esporsi staccondosene al pericolo di errare? Che s’ei non nomina espressamente il Munstero, ciò dee attribuirsi a un giusto riguardo che il Clario ebbe a’ tempi ne’ quali scriveva, perciocchè il citare un autor Protestante sarebbe stato un imperdonabil delitto, e avrebbe esposto il Clario a gran rischio di esser creduto uomo di non ben certa fede. Più cose intorno a ciò potranno vedersi presso quelli scrittori che trattano a lungo degl' interpreti biblici, come presso Sisto sanese, il Simon, il le Long e il Calmet. XXXI. Chiudiam la serie de’ personaggi che illustrarono col lor sapere il concilio di Trento, col ragionare di uno il quale, comunque appena v’ intervenisse personalmente, ebbe però gran parte nel promuoverne la continuazione, nel toglier gli ostacoli ad esso frapposti, e nell’ottenerne l accettazion da’ sovrani. Parlo del cardinale Gianfrancesco Commendone, uno