Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/555

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SECONDO. 5i| I solamente, ma il prese a direttore della sua coscienza; ed essendogli in quel tempo giunto l avviso che il papa aveva risoluto di farlo cardinale, volle udirne il parer dell Ochino, intorno a che scrivendo alla suddetta marchesa a 15 di marzo, Ragiono con V. Sle dice (ivi, p. 335), come ho ragionato questa mattina col R. P. Frate Bernardino, a cui ho aperto tutto il cuore e pensier mio, come avrei aperto innanzi a Gesù Cristo, a cui stimo lui esser gratissimo e carissimo, nè a me pare aver giammai parlato col più santo uomo di lui. Somiglianti sono gli elogi con cui ne ragiona in un altra lettera alla stessa marchesa de’ 4 di aprile (ivi), e in una al piovano di S. Apostolo, nella cui chiesa predicava l Ochino, pregandolo istantemente ad ordinargli che si astenga da cibi quaresimali, e che mangi carni; altrimenti non avrebbe potuto sostener la fatica della predicazione (ivi p. 504). Che più? Lo stesso Pietro Aretino ne fu commosso; e a’ 21 di aprile dello stesso anno scrisse una lettera al pontef Paolo III, in cui, dopo aver esaltata con somme lodi l’eloquenza di F. Bernardino, gli chiede perdono delle villanie e delle ingiurie che contro la corte romana avea scritte (Lettere, t. 2, p. 67). Così continuò per qualche tempo l Ochino annunciando con grande applauso, e con frutto più altrui che suo, la divina parola in diverse città d’Italia; se la stima che in ciò ottenne, fu tale, che fin dal 1541 ne furono stampate in Venezia alcune prediche (V. Haym, Bibl. t. 2, p. 646). Par nondimeno che fin d allora si cominciasse a temere di lui;