Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/58

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44 LIBRO Sirleto, che fu poi cardioale, uomo assai ver* sato non sol nella greca, ma nell’ebraica, nella caldaia, nella siriana e nell’ arabica; e di un Etiope di nome Pietro, che allora era in Roma, e che oltre la natia sapea ancora le lingue arabica e turchesca. Essendosi allora scoperto nel Campo V orano un marmo antico, in cui colla statua di S. Ippolito era espresso il Canone Pasquale, il fè trasportare nella \ alienila, ove alla biblioteca aggiunse ancora un museo d’ antichità ben fornito di rare medaglie, di statue e d’altri pregevoli monumenti. La corte del cardinale Cervini era tutta composta d uomini per sapere e per probità lodatissimi, e a’ domestici non solo, ma agli stranieri ancora dava colla sua liberalità nuovi e continui stimoli a coltivare le scienze. A Niccolò Beni ei persuase il tradurre dalla latina nell' italiana favella il Commonitorio di Vincenzo Lirinese contro le eresie, a Annibal Caro il recare in lingua volgare due orazioni di S. Gregorio Nazianzeno J al Panvinio e al Pantagato l’applicarsi diligentemente ad illustrare la storia ecclesiastica, a Pier Vettori il pubblicare più corrette le Opere di Clemente Alessandrino, a Luigi Lippomano il dare in luce le vite de’ Santi, a Pier Frani cesco Zeno il traslatare in italiano due orazioni di S. Giovan Damasceno, a Genziano Erveto il far latini i Comenti di S. Giovan Grisostomo sopra i Salini (a). A lui si dee V edizione de1 (n) Di alcune di queste e di altre opere ancora per opera del Cervino date alla luce si fa menzione nella dedica a lui, come a protettor dell' Ordine, fatta dal