Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/63

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PRIMO |t.|Tanno i5% gli succedette, benché prima ¡,on f«ssc avuto i|1 di gran protettor delle scienze, fu nondimeno loro più utile, che non si sarebbe forse sperato. E se altro non avesse egli fatto che conferire l’onor della porpora e l’arcivescovado di Milano al suo nipote S. Carlo Borromeo, e affidarli in gran parte i più importanti affari, dovrebbe per ciò solo aver luogo tra’ più benemeriti della letteratura; tanti furono i vantaggi che da questo gran cardinale riceveron le scienze tutte e le arti. Di lui dovrem parlare assai spesso in questo volume, e io quindi non mi arresterò a dirne qui lungamente, Io accennerò solamente la dedica che a lui fece Pier Vettori nel 1565 delle Commedie di Terenzio, nella quale afferma che quanto di tempo rimaneva al giovine cardinale dalle sue gravissime occupazioni, tutto da lui impiegavasi nello studio della sacra letteratura insiem co’ molti dottissimi e piissimi uomini ch’ ei teneasi al fianco; e altamente ne loda la pietà, la modestia, la castità ammirabile nel fior degli anni, e l’amor che portava alle scienze, alle arti, e a'loro coltivatori (Epist. l. 5, p. 129). Nè temerò di aggiugnere che al Borromeo si dovette in gran parte e il compimento tanto aspettato del Concilio di Trento, e la magnificenza con cui il pontefice prese a rifabbricar Roma in più luoghi, talchè Paolo Manuzio fin dal primo anno scriveva (Epist. l. 6, ep. 8) che vedevasi quella città rifiorire ogni giorno, rinnovarsi le strade, formarsi nuovi acquedotti, e disotterrarsi i monumenti antichi; e finalmente la scelta di dottissimi uomini che da Pio furono ascritti nel Tm a boschi, Voi. X.% 4