Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/66

Da Wikisource.

•>2 L1BH0 cui Gregorio avea sempre rimirata e distinta! la sua Religione. Di molte delle cose qui indicate dovrassi poscia parlare altrove più a lungo; e qui ricorderò solo una delle molte riprove che diede Gregorio XIII del suo impegno nel premiare e nel tenere presso di sè gli uomini dotti. Era allora professore in Roma il celebre Marcantonio Mureto, quando Stefano re di IV Ionia bramoso di aver nel suo regno un uom sì famoso, a sè invitollo l’an 1578 colla generosa proferta di 1500 scudi d’oro annui, di 1111 beneficio che gliene renderebbe altri 500. Ma Gregorio non volle di lui privarsi, e secondando ancor le preghiere de’ Conservatori del popolo romano, a’ 500 scudi d’oro che già contavansi al Mureto per suo stipendio, ne aggiunse altri 200; e al Cardinal Datario ordinò che gli assegnasse una pensione annuale di altri 300. Così racconta lo stesso Mureto in una sua lettera (inter Epist. Pauli Sacrati, l. 5. p. 291). Uomo parimente assai dotto, e che al suo talento tutta dovette la sua esaltazione, fu Sisto V, detto prima il cardinale Felice Peretti dell’Ordine de’Minori. Non v’ha forse ponte- j lice che abbia lasciati a Roma tanti monumenti di una sovrana grandezza, quanti ne lasciò Sisto in soli 5 anni di pontificato. Tra essi quello che più direttamente appartiene a questo argomento, è la nuova magnifica fabbrica della biblioteca Vaticana, di cui sarà d’altro luogo il dire più stesamente. Dopo la morte di Sisto, accaduta nel 1590, tre pontefici ebbe Roma di troppo breve durata; Urbano VII tenne la sede per dodici giorni soli, Gregorio XIV per dieci