Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/90

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7^> LIBRO ili molti de1 quali dovrem ragionare a luogo più opportuno. Quindi Francesco Patrizi, a lui dedicando i suoi Dialoghi dell’ Istoria, afferma che sì grande e sì scelto numero d’uomini dotti avea egli alla sua corte raccolti, che non vi era altri tra’ principi che gli andasse del pari. E il co Annibale Romei ferrarese nel primo de’ suoi Discorsi, f'ive, dice, il Serenissimo Signor Duca Alfonso da Este, secondo di questo nome, per nostro felicissimo destino hora Duca di Ferrara, con tanto splendore, che la Corte di sua Altezza sembra più tosto una gran Corte Regale, che Corte di Gran Duca, perchè non solo di nobilissimi signori et valorosissimi cavalieri è tutta piena, ma è ricetto di dottissimi et gentilissimi spiriti, e d uomini in ogni perfezione eccellentissimi; e siegue indi descrivendo la magnificenza veramente regale di quella corte. Questi discorsi medesimi sono pruova del fiore in cui erano ivi le lettere; perciocchè si suppongon tenuti nella corte medesima dagli eruditi che vi erano in gran copia, cioè da Francesco Patrizi, da Battista Guarino, dal cav Gualengo, da Ercole Varani, dal co Ercole Tassone, da Giulio Cesare Brancaccio e da altri. Anzi le dame ancora vi s’introducono e ad ordinare cotai discorsi eruditi e ad esserne parte, e fra le altre Leonora Tiene contessa di Scandiano, Tarquinia Molz.a, Laura Turca, Cammilla Canale, la contessa di Sala, Leonora Sacrati, Cammilla Mosti, Lucrezia Macchiavella, Anna Strozzi, Cammilla Bevilacqua, Lucrezia Calcagnina, Silvia Villa, ec. Qui fu per ultimo che il Tasso compose la sua Gerusalemme,