Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/122

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^23 LIBRO non ebbe la sorte di vedere il suo progetto eseguito, anzi non potè pure, prevenuto dalla morte, offrirlo al pontefice. Antonio di lui fratello gliel presentò, e Gregorio raccolse una congregazione de’ più dotti astronomi che allor vivessero, affine di esaminarlo. Finalmente discussa a lungo in molte adunanze sì difficil materia, il pontefice con sua Bolla del 1 di marzo del 1582 ordinò nella maniera sopraccennata la riforma del Calendario. I Protestanti e alcuni ancor tra Cattolici scrissero contro questa riforma, ed ella parimente fu con molti libri dottamente difesa da Alessandro Canobio veronese, da Giovanni Zanti, e principalmente da Ugolino Martelli fiorentino e vescovo di Glandeve in Francia, uomo nella seria non meno che nella piacevole letteratura versato assai, uno dei’ fondatori dell’accademia degl’Infiammati di Padova, consolo della fiorentina, e altamente lodato da’ più dotti uomini di quell’età. Due opere pubblicò egli in Lione a difesa del Calendario Gregoriano, una latina nel 1582, intitolata De anni integra in integrum restitutione una cum apologia, quae est sacrorum temporum assertio) l’altra italiana nell’anno seguente, che ha per titolo: La Chiave del Calendario Gregoriano. Di lui ragiona a lungo, e accenna più altre opere da esso composte, il can Salvino Salvini (Fasti consol. p. 28, 211). XXX. Fra quelli che da Gregorio XIII furon trascelti a comporre la mentovata congregazione, in non parlerò qui del P. Cristoforo Clavio di Bamberga gesuita, ch’ebbe la principal parte della fatica, nè del P. Alfonso Ciaconio