Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/141

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SFCONDO qui et longinqua obsoleta, proxima turbida conspiciebant, ut omnia perfectissime contuissent (Mag. natur. l. 17, c. 10). Or queste parole non sono abbastanza chiare, per inferirne che qui si parli di telescopio; anzi sembra evidente che il Porta ragioni solo di occhiali, i quali servano a’ presbiti e ai’ miopi; nel che fu egli forse il primo a trovar la maniera di fabbricarli con maggior perfezione, benchè il loro uso, come si è detto a suo luogo, fosse noto fin dagli ultimi anni del secolo XIII. L’aggiugner che fa il Porta, che con tali lenti egli avea recato non poco sollievo ed ajuto a molti suoi amici, conferma questa opinione; perciocchè se si fosse trattato di telescopio, il Porta avrebbe anzi detto che per mezzo di esso egli avea fatte molte osservazioni celesti; nè avrebbe lasciato, uomo com egli era assai facile ad esaltare le cose sue, di mostrare il vantaggio che da tale scoperta ricever dovea l astronomia. Innoltre ei non fa menzione alcuna del tubo in cui le diverse lenti si debbon congiugnere. Finalmente, se le recate parole bastassero a provare che il Porta fosse l’inventore del telescopio, il Fracastoro potrebbe a maggior ragione aspirare a tal gloria; perciocchè egli ancora, come si è poc’anzi veduto, parla di due lenti Ì)oste f una sopra dell’altra; anzi egli dice che la luna e le stelle per esse sembravano assai vicine. Or come ciò non ostante niuno dà al Fracastoro tal lode, così molto meno essa deesi al Porta (a). Nella storia del secol seguente (a) Due eruditi Napoletani hanno recentemente illu-