Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/200

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SOO LIBRO architetto, ne hanno quanto più è stato loro possibile ritirate e soppresse le copie. Della quale accusa però io confesso sinceramente che non ho trovato alcun documento che ce ne assicuri. A me spiace di non aver potuta vedere l’opera stessa del Marchi, che ne avrei forse potute trarre alcune notizie intorno alla vita, troppo sconosciuta finora, di questo grand’uomo (a). Io recherò qui solamente le lodi di cui l’onorò, mentre egli ancora vivea, Giulio Ariosto con questi versi, al cui margine si legge: al glorioso Capitano Francesco Marchi. Quando già mai creò l’alma natura Un sì sublime e pellegrino ingegno D’ un gran principale in la Architettura, Che Vitruvio non ebbe un tal disegno. Primavera, c. 1. Quanto all’opera stessa, altri ne han già fatto l’esame; e io posso perciò giovarmi delle loro ricerche. Il P. ab Ercole Corazzi olivetano diede alla luce in Bologna nel 1720 una difesa del Marchi contro le censure di alcuni ingegneri francesi. Molte osservazioni su disegni del Marchi e di altri ingegneri italiani ha fatte anche il march Maffei (Ver. illustr. par. 3, p. 202, ec.). Più esattamente ancora ha illustrato questo argomento il P. D. Ermenegildo (a) Questa ducal biblioteca ha poi acquistata la rara opera del Marphi; ma non fa d’uopo il cercar in essa le notizie di questo autore, poiché si posson ora vedere raccolte ed esposte con inulta esattezza dai sig. conte (V io vacai Fanluzzi nel tomo C de’ suoi Scrittori bolognesi.