Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/304

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9°4 i.ibro n’ebbe la soprantendenza, e la tenne fino al 1600, in cui il senato, ad istanza di lui medesimo, gli diede a sostituto Giovanni Cornelio Weterverio olandese. Mentre egli era a comune vantaggio così occupato, si applicò ancora a scrivere le sue opere, le quali e pel numero de volumi e per la vastissima erudizione in esse racchiusa son tali, che sembra quasi impossibile ch’ei potesse giugnere a tanto. I diversi viaggi da lui fatti più volte in diverse parti d’Italia, e la corrispondenza da lui tenuta co’ più dotti che allor vivessero, nella storia naturale, di cui son pruova le lettere a lui scritte che si leggono al fin della Vita dell’Aldrovandi, gli agevolaron molto il comporle, perciocchè molte cose potè egli vedere viaggiando, e molte da altri vedute gli furon da essi esattamente descritte. Ma ciò non bastava. Nè egli poteva viaggiare in ogni parte del mondo, nè esser di ogni cosa dagli altri istruito. Ei pensò dunque a raccogliere sotto i suoi occhi in Bologna quanto di più pregevole e di più raro produsse la natura in ogni parte del mondo, ’Perciò con gravissima spesa, alla quale concorse in parte la liberalità del senato, in parte egli stesso aiutato ancora da molti principi e signori italiani, a cui l'idea dell’Aldrovandi parve degna di essere dalla loro munificenza promossa, radunò nel pubblico orto botanico tutte l’erbe più utili e più degne della considerazion d’un filosofo e innoltre formò nella propria sua casa un museo di produzioni naturali ch era forse il più insigne che allora esistesse, e una ricchissima biblioteca de’libri che a