Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/389

Da Wikisource.

SECONDO ifiij cenno il Bembo anche in un’altra sua lettera a Giammatteo suo nipote, scritta nel 1528 (ivi, p. 409). Il che sempre più ci conferma che il Facciolati ne ha giustamente fissata l’epoca della morte. Il Bembo avealo in molta stima., e abbiam due lettere latine da'esso a lui scritte nel 1522, in una delle quali lo dice uomo non sol filosofo e istruito nelle ottime e più illustri scienze, ma nell’amena letteratura ancora versato assai (EpisL fornii. 1.6, ep. 2, 3). Nè minore era il concetto che di lui formato avea il Sadoleto. E da una lettera da esso scritta al Vettori raccogliesi ciò che ho affermato, cioè, ch’ei pensava di recar di greco in latino l Opere di Galeno, e di lasciar perciò l’impiego di professore 5 e che bramava che il pontefice il chiamasse a Roma, e gli desse a questa intrapresa un opportuno sussidio. Essa è stata pubblicata dall’ab Lazzeri Miscell Coll. rom. t. 1, p. 516), e poi inserita nella nuova edizione delle Lettere del Sadoleto fatta dall’ab Costanzi (t. 1, p. 26). Il Sadoleto in essa rispondegli che approva il consiglio della traduzion di Galeno, ma non il pensiero di lasciar perciò la cattedra j che il pontefice desidera ardentemente di promuovere i buoni studii, ma che le angustie dell erario son tali che non è possibile ottenere ciò ch'egli brama j e che perciò ei farà saggiamente a non lasciare il certo, di cui è al possesso, per l’incerto, di cui non può molto promettersi. La lettera non ha data; e l’ab Costanzi la crede scritta circa il 1517. Ma a me non par verisimile che ai’ tempi del magnanimo e splendido Leon X si parlasse di