Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/422

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1022 LIBJ10 che appartengono a medicina, lian veduta la luce; ed essi si trovano registrati nelle Biblioteche mediche, e altre si dice che ne esistano manoscritte nella libreria di S. Francesco in Padova, nel cui tempio ei fu sepolto. Egli fu un di que medici che follemente si lasciaron sedurre dalle fallacie dell’astrologia giudiciaria; e ne è pruova un libro a penna che contiene predizioni e geniture da lui formate, e che rammentasi dal P. degli Agostini (Scritt venez. t. 2,p. 332). L’altro è Jacopo Ferdinandi da Bari, che insieme con Bona Sforza reina di Polonia recatosi in quel regno, vi fu medico de’ due re Sigismondi I e II, e ricevette da amendue più contrassegni di onore; e oltre un Trattato sulla preservazion dalla peste, pubblicato in Cracovia nel l542, vi diè ancora in luce quattro anni innanzi un encomio in lode della detta reina e dei’ due re mentovati. Di questo medico parlano ancora gli scrittori napoletani, e tra essi il Tafuri (Se riti, del Regno di Nap. t. 3, par. 1, p. 367). Alla corte medesima di Polonia passò verso il 1574 Niccolò Bucella padovano, chiamato a suo medico dal re Stefano, ed ivi morì nel 1610 (Facciol. Fasti Gymn. pat. pars 3, p. 388), e Vincenzo Gallo medico vicentino verso la fine del secolo fu egli ancora a quella corte medico della reina collo stipendio di 1200 ungheri (Marzari, Stor. di Vicenza, p. 208). Io penso che altre più minute ricerche mi avrebbon condotto a scoprire ancora più altri medici italiani che presso le straniere nazioni fecer pompa del lor sapere. Ma questi, che ho finor nominati, posson