Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/430

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Io3o LIBRO benché trovi alcune cose a riprendere, dimostra però, che comunemente egli è chirurgo avveduto e saggio, e che in molti punti, come nella maniera di usare i suppurativi ne’ tumori, ne’ mezzi per fermare il corso del sangue, e in più altri ei non è punto inferiore ad alcuno de’ moderni. XL1X. Un celebre scolaro ebbe questo valente chirurgo, cioè Mariano Santo natio di Barletta nel regno di Napoli, che dopo aver coltivati gli studii, parte in patria e parte in Napoli, venuto a Roma, applicossi singolarmente alla chirurgia sotto il detto Giovanni da Vigo (tf), e in età di 25 anni pubblicò un Compendio di detta arte, il qual però non è molto pregiato. Alcune altre opere di chirurgia diede egli alla luce, che si posson vedere registrate dal Tafuri (l. c par. 1, p. 286) e da M. Portal (l. c. p. 285, ec.). Ma quello che più celebre ha renduto l’autore, sono i due libri De lapide renum et de vesicae lapide excidendo, stampati la prima volta in Venezia nel 1535. Egli è il primo scrittore che abbia descritto quel modo di cavar la pietra, che or dicesi volgarmente il grande apparecchio. Egli stesso però modestamente confessa di esser debitore di questo metodo a Giovanni de’ Romani, che esercitava la chirurgia in Cremona $ e noi abbiamo veduto nella storia del secolo precedente, (n) Il sig. nb. Marini lin osservato clic il Santo fu anche scolaro dell’ Antracino; e ne ha riportata l‘ iseririon sepolcrale che tuttor se ne vede nella Minerva (Degli Archiatri ponti/, t. 1, p. 3*4).