Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/470

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1070 LI URO IX. Pochi seguaci per le ragioni poc’ anzi accennate ebbe fAlciati, c la maggior parte degli altri giureconsulti che o visser con lui, o gli vennero appresso, amaron meglio di batter l’antico più facil sentiero, che il nuovo troppo più faticoso. E nondimeno, perchè pochi son sempre quelli che sappian giudicar rettamente del vero merito, ebbero anch essi fama di valorosi giureconsulti. Tali furono fra gli altri Girolamo Gagnoli (a) e Tiberio Deciano, de' quali parla in seguito il Panciroli (c. 170). Il Cagnoli era di patria vercellese, e avea già tenuta scuola nell’ università di Torino. Al principio del i5 j5 fu dato per collega al Mantova nella università di Padova collo stipendio di ottocento fiorini, cresciuti poi nel 1550 fino a mille (Facciol. Fasti, pars 3, p. 123). Ma finì di vivere l'anno seguente. Nella stessa università, e in competenza col medesimo Mantova, fu destinato a leggere il Deciano nato in Udine 3 ed egli pure giunse nel 1570 ad aver mille fiorini di annual stipendio (ib. ep. 117), e morì nel 1582, onorato con grandi elogi da Antonio Riccoboni con una orazione funebre che si ha alle stampe, e con una iscrizione piena di encomii che gli fu posta al sepolcro. Una lettera di questo giureconsulto si ha tra quelle di diversi.a Pietro Aretino (Lettere a Pietro Aret. t 2, p. 87). Soggiugne poi (a) I)cl Cagnoli, e degli onori a lui vivente e morlo conceduti in Padova, più copiose notizie si possnn vedere presso il Hiccoboni, il Tomasmi, il Papadopoli, il Facciolaii ed alni scrittori delle cose di quella università.