Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/509

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SECONDO 1109 le belle lettere furon da lui coltivate, e ne diede un saggio nelle sue Lezioni Virgiliane, che sono osservazioni sull Egloghe. Nè trascurò gli studii sacri; e oltre una dissertazione in difesa della latinità dell'antica version della Bibbia, un'altra ne pubblicò sul primo libro de' Maccabei, in cui pare che’egli inclini a crederlo co’Cattolici libro autentico. Il Gerdesio sull’ autorità di un certo Blausio, a me sconosciuto, gli attribuisce un’altro libro intitolato Mundus alter et idem, sive Terra Australis antehac semper incognita lentis itineribus peregrini A endemici nuper illustrata. Finalmente tre lettere da lui scritte al celebre giureconsulto Ugone Donelli si leggono dopo quelle di Marquardo Gudio (p. 335). Scipione fratel minore di Alberico, e nato nel 1563, fu dal padre mandato a Tubinga, ove attese principalmente a coltivare la poesia con sì felice successo, che Paolo Melisso, poeta ivi allora famoso, si dichiarò vinto al paragone. Studiò ancora la lingua greca sotto Martino Crusio uomo in essa dottissimo, e si applicò parimente alla giurisprudenza. Questo studio fu da lui coltivato a Vittemberga, ove poi trasferissi, finchè avendo dovuto Matteo suo padre abbandonare la Carniola, e ritirarsi per maggior sicurezza presso il suo figlio Alberico nell Inghilterra, volle che Scipione, perchè gli fosse meno lontano, passasse a Leyden, ove alla scuola di Ugone Donelli e di Giusto Lipsio sempre più s’innoltrò nello studio delle leggi. Passato indi a Basilea, vi ricevette nel 1586 l onor della laurea; e di là andossene a Heidelberga. destinato a spiegare pubblicamente