Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/65

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SECOLO 665 STiae 58. In età di nove anni partito dalla patria Epist. nuncupat. t. 1, Discuss. peripat.) venne a Padova per coltivare le lettere e le scienze. Egli nomina in più luoghi delle sue opere alcuni professori che ivi erano allora, e alcuni illustri condiscepoli che vi ebbe, e tra’ primi veggiamo Lazzaro Buonamici (Epist. nuncup. pars 6, Pancosmiae), tra’ secondi Niccolò Sfondrati che fu poi Gregorio XIV, Paolo di lui fratello, i cardinali Girolamo della Rovere, Scipione Gonzaga, Agostino Valerio (Epist nuncup. Nov. Philos. et Pompsychiae pars 5, Pancosmiae pars 6, ec.). Ei però non dà il titolo di suo maestro che a Francesco Robortello: IL Robortello mi fu maestro, ed io gli son compare (Dialoghi di Stor. p. 6); e a Marcantonio Genova: Marcus Antonius Janua, quem nos aliquot annis audivimus (Discuss. peripat. I. i, /. 9, p. 113). È probabile però, che altri professori ancora egli udisse, e fra gli altri il suddetto Buonamici antecessore del Robortello. Fin dal 1553 diede alla luce in Venezia alcuni opuscoli col titolo: La Città Felice: Dialogo dell onore: Discorso della diversità de furori poetici: Lettura sopra un Sonetto del Petrarca. Circa il 1554 r compiuti gli studii, tornossene alla patria, e di questo suo viaggio e del poco lieto frutto che ne raccolse, ci parla egli stesso: L'anno 50 passato, dice egli (Dial, di Stor p. 54), entrato già inverno, ritornando io da Roma giunsi a Bologna, et fui ad albergo con M. Camillo Strozzi da Mantova, che quivi era a studio. Quindi dopo aver raccontato ciò che lo Strozzi detto