Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/72

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672 LIBRO libro, Federico Delfino, Giulio Cesare Scaligero, Agostino Cesareo, Giammaria Benedetti, Girolamo Borro, Annibale Raimondi, Niccolò Sagro (ib. l. 28)3 ei si mostra in somma versatissimo nelle materie delle quali ragiona, e negli autori che ne hanno innanzi a lui ragionato. Nè solo nelle dette due opere, ma in altre ancora diede il Patrizii a conoscere il vivo^ed ardito suo ingegno. Ne’ Dialoghi della Storia vi ha quello intitolato il Contarino, in cui introduce un vecchio Romito egiziano che parla della creazione e della futura rinnovazione del mondo con oscure espressioni platoniche, ma in modo che fra le tenebre stesse si scorgon certi raggi di luce, che guidano allo scoprimento della natura. Più degno ancora d’osservazione si è il primo dei’ suoi Dialoghi sulla Rettorica, intitolato il Lamberto. È noto il capriccioso sistema dell inglese Burnet che l’an 1681 pubblicò in Londra l’opera intitolata Telluris Theoria Sacra, in cui sostiene che la terra fu dapprima creata eguale nella sua superficie, senza valli, senza montagne, senz acque di sorta alcuna; che queste eran racchiuse entro la terra stessa; che Dio per innondarla coll’universale diluvio, aprì que’ fonti e quegli abissi, e che da essi sgorgando le acque, la coprirono tutta, e quindi poscia ne vennero e i mari e i fiumi e i monti, e tutte quelle disuguaglianze che sulla terra si veggono. Or questo sistema, che fu rimirato come un sogno ingegnoso dell inglese scrittore, tutto è preso dal mentovato dialogo, ove finge il Patrizii che un tal racconto si legga negli antichi Annali Etiopici, e che un Etiope lo riferisse in