Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/408

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l56o LIBRO suo zio paterno, e allora canonico in Ferrara (a)} e che fin dalla fanciullezza era stato (a) 11 canonico Afranio de’ conti d’Albonese, benchè non possa annoverarsi fra’ letterati, ha però qualche diritto ad aver luogo in questa Storia, perchè egli fu, se non l'inventore, certo il perfezionatore di uno strumento musicale, cioè del fagotto. In tre passi della sua opera ne parla Teseo di lui nipote; e in primo luogo ei ne descrive a lungo e con somma esattezza tutte le parti interne ed esterne (p. 33, ec.) e la grande varietà di voci ch’ esso rendeva, e aggiugne che questo strumento era stato prima lavorato in Ungheria, ma così imperfetto e mancante, che non rendeva che dodici voci, e che con troppa facilità si scordava; che Afranio avea tentato per mezzo di diversi artefici dell’Allemagna e dell’Ungheria (ove probabilmente si era recato col Cardinal Ippolito d’Este il vecchio) di renderlo più perfetto, ma inutilmente; e che disperato dell’esito, erasene tornato in Italia, lasciando in Ungheria quell’infelice strumento; che poscia, dopo l espugnazione di Belgrado fatta dal Sultano ottomano, lo strumento medesimo era stato portato in Italia, e a Ferrara, ove per mezzo di Giambattista Ravilio artefice ferrarese era riuscito ad Afranio di perfezionarlo, aggiungendovi due lingue o cannucce, una d’argento, l’altra di bronzo, e'col mezzo di dieci nuovi forami conducendolo ad avere ventidue voci. Siegue poscia dicendo che Afranio possiede molti altri musicali segreti, per mezzo de’ (quali si può imitar l'armonia di tutti gli strumenti; e ch' egli, benchè abbia la casa piena de detti strumenti d'ogni maniera, a tutti però antipone il fagotto, e di esso singolarmente si compiace di usare. Quindi in altro luogo (p. 53) risponde ad uno che avea lo ripreso di avere inserita nella sua opera una sì lunga digression sul fagotto, corregge alcune cose che nel descriverle avea detta, ed aggiugne che non in Ungheria, ma in Ferrara, e nella casa del detto Cardinal Ippolito, esso era stato la prima volta fabbricato. E finalmente in altro luogo p. 178, ec.) porta la figura dello strumento medesimo, e rende ragione del non averla portata, ove ne avea data la descrizione.