Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/417

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TERZO v *^69 liierarttm ardentius, vel ad sui compositionem sedatius, vel ad aliorum usum atque consuetudinem mitius esse atque suavius illo possit, a quo cum discesseris, nihil est fere laerius nobis tribus Sadoleto, Palaeoto, me, qui ei conturbernales sumus. Quamquam et Caballus tuus nos saepissime invisit, et Mutius Arellius, ec. Ma gli studi di Federigo furono per qualche tempo interrotti dalle civili dissensioni della sua patria, e da’ guerreschi tumulti. Nello stesso anno 1513, essendo stato fatto doge di Genova Ottaviano, Federigo colà recossi per aver parte e negli onori e negli affari, e quella Repubblica si resse per qualche tempo all arbitrio di questi due fratelli, de’ quali, come osserva il Foglietta (in Elog. ill. Ligur.), quanto era di tranquilla e pacifica indole Ottaviano, altrettanto era Federigo di genio ardente e * d’indole coraggiosa, anzi tacciato da alcuni come uomo trasportato e impetuoso. Ei diè pruova de suoi militari talenti, e in alcuni incontri nella guerra civile tra ’l partito de’ suoi e quello degli Adorni e de’Fieschi, e nel condurre egli stesso una flotta contro i corsari dell Africa, di che oltre gli storici di quell'età (Foliett. Hist genuens. ad an. 1513, 1516) ci ha lasciata menzion l’Ariosto in quelle tre stanze che cominciano: Qui de la Istoria mia che non sia vera Federico Fulgoso è in dubbio alquanto, Che con l armata avendo la riviera Di Barbi 'liti trascorsa in ogni canto, Capitò quivi, ec. Orl. c. 42, st. 20, ec.