Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/432

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l584 LIBRO vivere. Tulle le opere da lui pubblicate appartengono allo studio delle lingue orientali; e ne abbiamo la Gramatica ebraica, e in oltre la caldaica e la siriaca, un Catechismo in ebraico, i Comenti sulla Profezia di Osea, la traduzione latina della Versione siriaca del nuovo Testamento, che da’ teologi di Lovanio, fatto qualche leggier cambiamento, fu giudicata degna della lor pubblica approvazione, e una nuova versione del Testamento Vecchio sugli originali ebraici da lui cominciata insieme con Francesco Giunio, da cui fu poi pubblicata nel 1584 5 intorno alle quali opere, oltre il Gerdesio, si posson vedere le osservazioni delTeissier (Elog. des Homm. sav. t. 1, p. 497; ec-)> e degli altri scrittori da lui citati. Vili. Più utile e più glorioso all’Italia fu l’imm piego de’ loro talenti nello studio di questa lingua, che fecero due altri Italiani chiamati dal re Francesco I a Parigi, perchè ivi ne fossero professori. Il primo fu Paolo Paradisi soprannomato Canossa, di patria veneziano (Sansovino, Venez. p. 592, ed. Ven. 1663), ebreo di nascita, ma poi fatto cristiano. Non sappiam quando passasse in Francia. Sappiamo solo ch’ei fu in Parigi professore di lingua ebraica, e che in essa istruì Margherita reina di Navarra (V. Gaillard. Hist. de Francois 7, t. *j,p. 308 ec.). Abbiamo di lui un Dialogo latino sul modo di leggere in quella lingua, stampato in Parigi nel 1534, innanzi al qual si trovano alcuni versi latini da lui composti in lode della suddetta reina. L’altro fu Agacio Guidacerio calabrese, di cui parlano gli scrittori napoletani,