Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/438

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iSyO LIBRO deporlo. Mentre egli era ambasciatore in Venezia Giano Parrasio gli scrisse una lettera piena di elogi, consultandolo sulla interpretazione di un passo di Virgilio, nella quale egli allontanavasi dal sentimento del Poliziano (Parrhas. de Quaesit. per Epist. ep. 1). Dal 1509 sino al 1513 non abbiamo sicuri riscontri di ciò che avvenisse del Lascari 5 ma è verisimile ch’ei si trattenesse privatamente in Venezia insegnando la lingua greca. E forse a questo tempo appartiene ciò che scrive Germano Brissio ad Erasmo: Memoriam refricemus consuetudinis illius atque amicitiae veteris, quae nobiscum olmi Venetiis intercessit dum ego sub Jano Lascare meo (cum dico meo, praeceptorem et veluti parentem optimum intelligo) vix dum Latinis litteris initiatus Graecis operam navate susciperem, tu in aedibus Aldi, ec. (Erasmi Epist. l. c. ep. 212). Appena Leone X fu eletto pontefice, Giovanni che avealo già conosciuto quand’ era presso Lorenzo de’ Medici, e che sapeva di esserne amato, gli scrisse tosto per rallegrarsi con lui, e al tempo medesimo si pose in viaggio per Roma, e la lettera che il Sadoleto in nome di Leone gli scrisse (Sadol. Epist. Pontific. p. 2), fa ben conoscere che il Lascari non era nelle sue speranze ingannato. In fatti di lui si valse il pontefice per eseguire un disegno proprio della regia sua magnificenza j perciocché, fatti venire a Roma molti giovani nobili dalla Grecia, e aperto loro un collegio, gli affidò al Lascari perchè li venisse istruendo nella greca e nella latina letteratura, nel qual tempo il Lascari, che già in Firenze avea fatta