Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/477

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TERZO iGaj) a Irti scritte dal Cortese allor monaco (Op. t. 2, p. 185, 194), e la stima in cui lo avea il celebre Isidoro Clario, che lo appella suo maestro (l. c). bastano a farci l’elogio di questo dotto monaco, più celebre ancor fu l’altro, cioè Severo Varino, di patria piacentino, o da Firenzuola, come udiremo affermarsi dal Fornari, e monaco cisterciense (rt). Il Libanori, citato dal Borsetti (Hist. Gymn. Ferr. t. 2, p. 82, ec.), racconta che innanzi ch’ egli abbracciasse la vita monastica, era stato primario professore di giurisprudenza in Ferrara. Ma ciò non par verisimile al Baruffaldi (Guarini Supplem. ad Hist. Gymn. Ferrar. pars 2, p. 26), e veramente non se ne trova indizio negli atti di quella università. Abbiam bensì monumenti della profession da lui fatta nel monastero di S. Bartolomeo presso Ferrara a’ 26 di maggio del 14<)3, c del soggiorno ch’ egli vi ebbe ancora per alcuni anni appresso, i quali sono stati pubblicati dal suddetto Borsetti. La fama che d Severo avea d’uomo dottissimo, gli conciliò la stima e l'amicizia di molti, e principalmente dell’Ariosto, che di lui ancor tra gli altri poeti suoi amici fece menzione: E l Lascari, e Musuro, e Navagero, R Atulrea Ma rane, r 7 Monaco Sc\cin. Canto 4^ 5 st. 13. Simon Fornari comentando questo passo dell Ariosto, Don Severo da Firenzuola, dice, (a) Del monaco Severo ha poi trattato con molta cviUcm.i anche il sig. proposto Poggiali (Mrtnor. per la òlor. Ictlcr. di Piar. i. 9., p. ti, ec.). /