Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/546

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LIBRO dal Castelvetro, e nel 1558 uscì in campo coll'Apologia degli Accademici de1 fianchi di lionut con tra M. Lodovico Castelvetro da Modena, e aggiuntivi al fine i Mattaccini e una corona di nove sonetti. Convien confessare sinceramente che il Caro in questo libro dimenticò del tutto le leggi della cristiana e filosofica moderazione, e ch’ esso è uno de più infami libelli che a disonore dell’ umanità e delle lettere abbian mai veduta la luce; e il Seghezzi medesimo, nella Vita del Caro, confessa che queste violenti forme di scrivere... danno risalto alla maniera tenuta dal Castelvetro nella risposta a quel libro, nella quale volle, che assai gli fosse il ribattere la Scrittura dell avversario, e mostrar la forza delle proprie ragioni, senza lasciarsi portar oltre dalle villanie. La risposta del Castelvetro fu intitolata: Ragione dalcune.cose segnate nella Canzone di Annibai Caro; la qual venne a luce nel 1559, e poi di nuovo in Venezia nel 1560. A questo libro voleva Giovanni Maria Barbieri modenese, uomo non solo dell’italiana, ma anche della provenzal lingua intendentissimo (Mazzucch. Scritt. ital. t. 2, par. 1. p. 309, ec.), aggiugnere alcuni Sonetti da sè composti contro i Mattaccini del Caro, e intitolati i Mattaccini, le Marmotte e il Triperuno. Ma il Castelvetro nol permise, e fece con ciò conoscere ch ei non volea difender la sua causa colle ingiurie, ma colle ragioni. Il Caro non fece risposta alcuna alla Replica del Castelvetro; ma invece di esso entrò in battaglia il Varchi, e nel suo Ercolano scrisse alcune cose a difesa del Caro contro del Castelvetro.