Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/551

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TERZO 1703 non temè di spacciarlo come calunniatore, per aver senza bastevole fondamento affermato che il Caro divenisse accusatore del Castelvetro. A discolpa del Muratori però io debbo avvertire che prima di lui avea ciò narrato anche il Vedriani, da cui il Muratori ha tratto questo racconto; benchè quegli ne parli solo come di cosa di cui allor corse voce. Innoltre se il Caro non accusò direttamente il Castelvetro, non lasciò però di sparger contro di esso sospetti e rumori perciocchè nell’Apologia, la quale, benchè si stampasse solo nel 1558, era già terminata fin dal 1555, come avverte il Seghezzi, e correva per le mani di molti, ei rinfaccia al Castelvetro, il non credere in là dalla morte, e l esser corrompitore della verità, della buona creanza e delle buone lettere, un furioso, un empio, un nemico di Dio e degli uomini, le quali espressioni sono state avvertite dal medesimo Fontanini, e conchiude dicendo: agli Inquisitori, al Bargello, et. al grandissimo Diavolo vi raccomando. Qualche j iurte adunque, almeno indirettamente, ebbe il Caro nell’ accusa del Castelvetro j e noi dobbiamo ora vedere quai ne fossero i funesti effetti. XIV. Dopo la sottoscrizione del Formolario, fatta nel 1542, come a suo luogo si è detto, parean cessati i sospetti di rea credenza che contro molti de’ letterati modenesi si erano eccitati. Quando nel 1545 Pellegrino degli Erri, da noi mentovato tra’ coltivatori delle lingue orientali, ottenuto in Roma il titolo di commissario apostolico, e in Modena l’ aiuto del braccio secolare, andò di notte tempo per