Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/616

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1768 libro e monasteri ad accrescimento del divin culto, degli onesti costumi che lo renderono vieppiù degno della stima e dell amore comune, potrà veder, chi le brami, le più distinte notizie nelle Vite sopraccennate, poichè io amo di esser breve, ove non ho che aggiugnere alle altrui esatte ricerche. Innanzi alla bella edizione Cominiana delle Poesie italiane del Sannazzaro si veggono ancora gli elogi con cui molti scrittori di esso han ragionato. Nè si può certamente contrastargli la lode ch’ ei sia uno de’ più colti scrittori di poesie toscane, lode tanto più ancora pregevole, quanto più rara era a que’ tempi tale eleganza. Anzi, come il Sannazzaro nacque più anni prima del Bembo, così pare ch’ei possa contrastargli in ciò quel primato di tempo che alcuni gli accordano. Sopra tutto però gli ottenne gran nome l’Arcadia, che dopo il corso di omai tre secoli è ancor rimirata a ragione come una delle opere più leggiadre di cui la nostra lingua si vanti. Ei non fu veramente nè il primo a usare i versi sdruccioli { V. Zeno, Note al Fontan. t. 1, p. 429 nè l'inventore di questo genere di componimenti misti di verso e di prosa, di cui abbiamo già additati più altri esempii. Ma fu il primo che nell’una e nell’altra cosa scrivesse in modo che pochi potessero lusingarsi di andargli del paro. L’eleganza dello stile, la proprietà e la sceltezza dell’espressioni, le descrizioni, le immagini, gli affetti, tutto è, si può dire, nuovo e original nell’ Arcadia, la quale perciò non è maraviglia che avesse in quel secolo circa sessanta edizioni. Delle Poesie latine del Sannazzaro direm nel capo seguente.