Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/622

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«774 LIBRO senza però sottrarsi a quello di D. Ferrante e della sua chiesa: Ha piacciuto, scrive egli da Roma a’ 28 di dicembre del i5t)B, al Cardinale di S. Giorgio di chiamarmi a' suoi servigi. Però non ho potuto ricusare il favore, che s è degnato di farmi. Procurerò), che la Chiesa di Guastalla non patisca; e se bisognerà y che la lasci, procurerò, che ciò segua con tutta la soddisfazione dell' E. V., come già in altra occasione le accennai; perchè essendole io obbligatissimo, non devo procurare se non che ciò succeda con buona grazia sua. Bisogna, ch io maturi molte mie fatiche, le quali non m era concesso di tirar a perfettione stando lontano da Roma, ec. Pare che d). Ferrante si offendesse alquanto di questa risoluzione del Baldi, perciocchè scrivendogli da Guastalla a’ 20 di febbraio deiranno seguente, Poichè, gli dice, V. S. con la lettera sua de' 18 del passato mostra non aver forse ben inteso il senso della mia precedente, a lei con questa mi è parso dichiararmi meglio col dire, che se ella pensa di ritornare a goder la dignità, che ella ha qui, così mi sarà caro questo, come mi fu caro da principio far opera, che fosse collocata nella persona sua. Ma se V. S.y come mi avvertì con l altra sua, et mi conferma con questa, disegna fermarsi in Roma per lungo tempo, sappia, ch io per servizio di Dio et di questa Chiesa, et per quello ch io devo alla propria coscienza, non potrò mancar a procurare, che la Chiesa non stia senza il suo Capo, dal che possono seguire molti inconvenienti et molti disordini, che mi dovranno iscusare con Lei di questa