Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/701

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terzo i853 modo, che il Tasso rimesso dapprima nelle antiche sue stanze di corte, passò poi nell’ autunno dell’ anno stesso a Mantova. ove il duca Guglielmo amorevolmente lo accolse; e sol gli vietò, per compiacere al duca Alfonso che di ciò avea fatta istanza, di non porre il piè fuori di Mantova. e poscia ancora rendettegli interamente la libertà. XLVI1I. Alla liberazione del Tasso giovò non poco D. Ferrante II Gonzaga signor di Guastalla, che teneramente lo amava, e che nel tempo ancora della sua prigionia aveagli inviati alcuni doni per sollevarlo, come io raccolgo dalla lettera che il Tasso gli scrisse per ringraziarlo a’ 14 di luglio del 1582, la qual con più altre inedite da lui scritte al medesimo d). Ferrante si conserva nel segreto archivio di Guastalla. Morto l’anno seguente 1587 il duca Guglielmo, e parendo al Tasso che il nuovo duca Vincenzo fra gl’ imbarazzi del nuovo governo nol curasse molto, chiese ed ottenne licenza di andarsene a Napoli, ove voleva dar fine ad alcune liti domestiche, benchè al tempo stesso fosse invitato a Genova a legger l’Etica e la Poetica d’Aristotele con 400 scudi doro di provvisione ferma, e con speranza d altrettanti straordinarii, come egli stesso scrive in una sua lettera (Op. t. 9, p. 362, ed. Ven.). Ma qual fosse l’infelice stato del Tasso, raccogliesi da un viglietto che, giunto a Loreto, scrisse a D. Ferrante l’ultimo di ottobre del 1587, e che conservasi nel suddetto archivio: fioraio son giunto in Loreto stanchissimo, e nel medesimo tempo ho inteso dell arrivo di V. E., et I